L’uomo è per definizione un animale sociale, dotato di una mente sociale, che ha bisogno di avere delle relazioni per esprimersi e realizzarsi. E se ci fermiamo a riflettere, possiamo facilmente riconoscere che il conflitto è parte integrante di ogni relazione. La sua natura può essere poco rilevante a volte, o estremamente critica.
Certo è che per confliggere, ci vogliono almeno due persone.
In realtà, si tratta di problemi di rapporto, non attribuibili esclusivamente all’una (noi) o all’altra parte in gioco (il nostro partner, nostro figlio, il nostro amico, il nostro capo…), ma sia al primo che al secondo, perché sono in gioco i bisogni di entrambi. Quindi, il problema appartiene alla relazione; per questo motivo, spesso, il conflitto coincide con il momento della verità: il rapporto ne viene indebolito o rafforzato, ci si allontana o si diventa ancora più intimi e consolidati.
Sono poche le persone che accettano il fatto che questi contrasti fanno parte della vita e che non sono necessariamente di natura dannosa, anzi dai conflitti possono nascere delle occasioni, delle opportunità.
Non serve evitarli a tutti i costi, perché un rapporto apparentemente privo di conflitti potrebbe risultare più malsano di un altro con conflitti frequenti.
Quando due persone convivono, lo scontro è destinato a subentrare per il semplice motivo che le persone sono diverse le une dalle altre, hanno bisogni, pensieri e aspettative diverse.
Il punto cruciale è come risolvere il conflitto, non la quantità di conflitti che insorgono. Ed è questo il fattore che determina se un rapporto crescerà appagante o insoddisfacente.
Se partiamo dal presupposto che siamo tutti diversi e abbiamo modi diversi di percepire il mondo che ci circonda, il primo passo per gestire il conflitto è sicuramente quello di capire se quel conflitto può portare da qualche parte o se è solo un modo per imporre una visione soggettiva di percepire le cose.
Molte volte poi, il conflitto diventa un’occasione per dimostrare a tutti i costi che abbiamo ragione, come se la ragione fosse la conferma del nostro valore, rendendo lo scontro forse un banale capriccio.
Ricordiamoci poi che il conflitto è uno schema ripetitivo che ci porta a reagire invece di rispondere. Le emozioni ci guidano sempre in una discussione. Dobbiamo quindi capire cosa sentiamo, o cosa fosse successo prima di litigare, se avevamo per esempio delle questioni in sospeso che magari hanno generato in noi sentimenti difficili, come la tristezza o la frustrazione e che sfoghiamo attraverso il conflitto.
Tutto ciò ci permette di disinnescare il pilota automatico che ci porta al contrasto e di considerare un punto di vista differente. Quando ci sintonizziamo sulle emozioni e le lasciamo fluire dentro di noi, si arriva nel luogo della comprensione. In questo modo non ci stiamo solo conoscendo, ma stiamo anche imparando che possiamo sempre scegliere.
Nella nostra vita c’è sempre il tasto REPLAY: vuoi compiere una scelta differente? Vuoi cambiare? Beh, dopo un conflitto, ne hai l’opportunità.
Quadro raffigurato: Giuditta e Oloferne di Caravaggio, 1603