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NASCERE DI NUOVO

Il cambiamento è un parto. Non si ragiona, si spinge. Ce lo raccontano sempre in modo pulito, lineare, quasi estetico: il cambiamento come evoluzione, come risveglio, come qualcosa che accade dopo aver capito abbastanza, letto abbastanza, meditato abbastanza. Ma non è così. Il cambiamento vero, quello profondo, quello che ti trasforma la carne e l’anima, non è il frutto di un ragionamento. È il risultato di una crisi. È il momento in cui qualcosa dentro di te inizia a spingere verso l’uscita e tu non hai più scelta. Non è dolce, comodo o elegante. È crudo. È scomodo. È urgente. È un travaglio.

Io ho partorito tre figli. Isabella è stata così dolorosa che pensavo di morire. Lei non voleva uscire e io non volevo lasciarla andare. Come se trattenessi una parte di me che non era pronta a cambiare. Con Ettore, lo stesso. Ricordavo il dolore di Isabella, e piangevo. Piangevo perché sapevo cosa stava arrivando. E piangevo anche perché in quell’ospedale, nessuna donna mi guardava. Nessuna vedeva il mio dolore. E io mi sentivo invisibile. Poi è arrivato lui. Un ginecologo. Un uomo. Mi ha fissata negli occhi e mi ha detto: “Oggi è uno dei giorni più importanti della tua vita. Non piangere. Pensa solo a spingere quando te lo dico io. Anzi… soffia.” Quelle parole sono state uno shock. E io ho spinto. E ho soffiato. E sono rinata anch’io.

Con Ottavia è stato diverso. Ero pronta. Avevo il trucco, il parrucco, ma soprattutto avevo dentro una nuova consapevolezza. Sapevo cosa significava attraversare il buio. E lei è nata in fretta, come se sapesse che era il momento.

Il cambiamento è così. Puoi prepararti quanto vuoi. Ma quando arriva quel punto di rottura, non puoi più scappare. Il dolore supera la paura. Il corpo sa più della mente. E spinge. Spinge fuori chi eri. Strappa via ogni certezza. Ti trascina lontano da tutte le storie che ti sei raccontata per restare ferma. E puoi solo scegliere se lasciarti attraversare o opporti finché non ti lacera.

Il cambiamento non è una scelta di testa. È un grido del corpo. È quando trattenerti ti spegne. Quando lasciarti andare ti salva.
E allora cambi. Non perché sei pronta. Ma perché non puoi più non farlo. E nasce qualcosa. Tra crampi e tremore. Tra sangue e paura. Tra confusione e una spinta cieca che ti porta fuori dal confine che non ti contiene più.

Il cambiamento è un parto. Prima ti spezza. Poi ti ricompone. È sporco, è stanco, è vero. Quindi spingi, anzi soffia. Solo così puoi ri-nascere.

Quadro raffigurato: Nascita di Venere di Sandro Botticelli, 1485