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L’ESTINZIONE È LA REGOLA, L’UNIONE È LA LUCE

La storia dell’umanità è una narrazione complessa, intrecciata con eventi, rivoluzioni e progressi che hanno plasmato il nostro mondo. In quest’ottica, NonZero: The Logic of Human Destiny di Robert Wright propone una visione innovativa e stimolante, basata sull’idea che la cooperazione, più del conflitto, sia stata il motore principale dell’evoluzione umana. I giochi a somma non zero, introdotti dall’autore, rappresentano situazioni in cui i partecipanti possono trarre beneficio reciproco attraverso la cooperazione. A differenza dei giochi a somma zero, dove il guadagno di uno equivale necessariamente alla perdita di un altro, quelli a somma non zero evidenziano come le interazioni umane, economiche e sociali possono generare vantaggi condivisi.

Wright, infatti, presenta una prospettiva affascinante, sottolineando che il segreto della vita non risieda nel DNA, bensì proprio nella dinamica del “gioco a somma zero”. Questo concetto evidenzia che, in un gioco “vinco io, perdi tu”, le sorti del vincitore e del perdente sono strettamente legate e inversamente proporzionali.
Al contrario, in un gioco “vinco io, vinci tu”, il risultato netto è sempre positivo e ciò legittima l’ipotesi che scenari nei quali tutti traggono vantaggio favoriscano il successo riproduttivo.

Tuttavia, questa legge non si limita al regno biologico, ma si estende anche alla storia dell’umanità.

Tali dinamiche, infatti, hanno influenzato l’evoluzione delle società, sottolineando il ruolo della collaborazione nel progresso culturale e tecnologico. Questo concetto si applica non solo nei contesti individuali, ma anche nella geopolitica, nell’economia globale e nelle sfide collettive come il cambiamento climatico, dimostrando che il successo comune spesso supera l’interesse individuale. Questo progresso porta con sé un aumento delle situazioni “vinco io, vinci tu”, in cui il successo di una parte non esclude il beneficio dell’altra. Infatti, culture che favoriscono giochi a somma positiva tendono a sopravvivere e prosperare.

In questo contesto, le emozioni negative come paura, ansia, tristezza e rabbia svolgono un ruolo cruciale, attivandosi in situazioni di competizione o pericolo e segnalando contesti “vinco io, perdi tu”. Al contrario, le emozioni positive come gioia, appagamento e allegria emergono in ambienti che promuovono giochi a somma positiva, fungendo da guida verso interazioni vantaggiose per tutti. Questo sistema emozionale rappresenta un meccanismo sensoriale evoluto che orienta le azioni umane in base al contesto sociale e alle opportunità di cooperazione, contribuendo alla costruzione di relazioni e strategie più funzionali.

A rendere più affascinante questa teoria, ci ha pensato Seligman, fondatore della psicologia positiva, sostenendo che forse esiste una sorta di teologia nella dinamica del “vinco io, vinci tu”. Questo principio si basa sull’idea che, in una competizione tra elementi di diverso livello, ciò che è superiore tende naturalmente a prevalere grazie alla sua forza intrinseca. La conoscenza più profonda, infatti, illumina meglio la realtà; un potere maggiore esercita un’influenza più vasta; un bene superiore si impone per il suo valore intrinseco. Tuttavia, questo trionfo non è garantito: affinché ciò che è più elevato emerga, è necessario che venga riconosciuto, apprezzato e sostenuto. L’ignoranza o l’indifferenza possono oscurare anche il bene più grande, dimostrando che il progresso non è mai completamente automatico, ma dipende dall’impegno e dalla consapevolezza collettiva.

Sebbene ci possano essere battute d’arresto e inversioni di marcia, questo processo porta a un progresso naturale, anche se talvolta recalcitrante, verso una crescita della conoscenza, del potere e del bene. Ma a cosa è diretto, a lungo termine, questo processo? Seligman ipotizzava che questo continuo avanzamento verso una maggiore complessità mirasse, in ultima analisi, all’onniscienza, all’onnipotenza e alla bontà assoluta. Tuttavia, questa pienezza non è qualcosa che possiamo sperimentare nel corso della nostra vita o di quella della nostra specie. Il meglio che possiamo fare come individui è contribuire, anche in piccola parte, all’avanzamento di questo progresso. È attraverso questa partecipazione che il significato ci trascende. Una vita significativa, infatti, è quella che si collega a qualcosa di più grande di noi stessi, e quanto più grande è questo qualcosa, tanto più significato avrà la nostra esistenza. Per Seligman, la vita larga consiste, difatti, nel trovare felicità sfruttando i propri punti di forza personali ogni giorno, non solo per il benessere personale, ma anche per contribuire a un bene superiore. Essa si nutre di obiettivi che vanno oltre l’individualismo, promuovendo la conoscenza, il potere inteso come responsabilità e la bontà verso gli altri. Questo tipo di esistenza è permeata di significato, poiché orienta le azioni verso valori universali e trascendenti. Se a coronamento di questo percorso si trova Dio, la vita assume una dimensione sacra, dove il senso profondo dell’esistenza si intreccia con la spiritualità e l’eterno.

Quadro raffigurato: Amicizia di Picasso, 1808