Negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare di Kundalini, soprattutto nei contesti legati allo yoga, alla meditazione e alla spiritualità. È un concetto che affascina, ma che spesso viene frainteso o trattato con troppa leggerezza. In questo blog cercherò di spiegarti, in modo semplice e chiaro, che cos’è la kundalini, cosa succede quando si risveglia, perché non va forzata e come anche Jung, il famoso psicoanalista, ne parlava come di un processo di trasformazione interiore.
La parola “kundalini” in sanscrito significa “arrotolata”, come un serpente che dorme. Infatti, si dice che questa energia sia presente in ogni essere umano, addormentata alla base della colonna vertebrale, nella zona del coccige. Quando questa energia si risveglia, comincia a salire lungo la schiena, attraversando i chakra, che sono considerati centri energetici, e trasformando profondamente la persona che la sperimenta, sia sul piano fisico che mentale, emotivo e spirituale.
Il risveglio della kundalini può avvenire spontaneamente, in modo naturale, oppure essere favorito da alcune pratiche tradizionali come lo yoga, la meditazione, la respirazione consapevole, il riequilibrio dei chakra, il canto di mantra e una vita basata su disciplina e consapevolezza. Non si tratta però di un processo meccanico o prevedibile e, soprattutto, non è qualcosa che si può forzare con leggerezza. Risvegliare la kundalini è un percorso serio, che richiede maturità interiore e stabilità psicologica.
Quando questa energia comincia a muoversi, molte persone riportano esperienze intense, a volte molto piacevoli e spiritualmente profonde, come un senso di espansione della coscienza, una percezione diversa del corpo e delle emozioni, una forte creatività o intuizioni improvvise. Altri, invece, possono vivere momenti confusi, difficili da comprendere, con emozioni forti che emergono all’improvviso o cambiamenti nel modo di percepire sé stessi e la realtà. Proprio per questo, è importante sottolineare che la kundalini non va mai forzata. Usare tecniche potenti senza una preparazione adeguata, o peggio ancora senza la guida di qualcuno esperto, può essere pericoloso. Si rischia di destabilizzare il proprio equilibrio mentale. Questo non significa che la kundalini sia negativa, ma semplicemente che richiede rispetto e gradualità. Non tutti i sistemi nervosi sono pronti a sostenere una trasformazione così potente. È come voler far passare un’enorme quantità di energia dentro un circuito non ancora pronto: può creare danni.
Anche Carl Gustav Jung, uno dei padri della psicologia moderna, si interessò alla kundalini. Negli anni’30 tenne delle conferenze proprio su questo argomento, cercando di comprendere la saggezza contenuta nelle antiche tradizioni orientali. Secondo Jung, la kundalini è una rappresentazione simbolica del processo di trasformazione interiore che ogni essere umano può attraversare. In particolare, la associava al suo concetto di individuazione, cioè quel percorso attraverso il quale una persona diventa pienamente sé stessa. I chakra, per Jung, non erano tanto dei centri energetici in senso fisico, quanto simboli psicologici, immagini che rappresentano diversi stati di coscienza o tappe evolutive. Trovava affascinante come l’esperienza del risveglio spirituale descritta nello yoga, avesse molte somiglianze con le crisi interiori o le trasformazioni profonde vissute dai suoi pazienti in analisi. Per lui, quindi, la kundalini non era solo un concetto delle tradizioni orientali, ma una vera e propria mappa della trasformazione psichica umana.
In sintesi, la kundalini è un’energia potenzialmente trasformativa, che può portare a una maggiore consapevolezza, a un contatto più profondo con sé stessi e alla scoperta di una dimensione spirituale della vita. Ma non è un gioco, né una scorciatoia. Richiede rispetto, tempo, equilibrio e spesso una guida esperta. È un cammino profondo, non una tecnica da sperimentare per curiosità. Se affrontato con pazienza e sincerità, però, può portare a scoprire parti di sé meravigliose e a vivere la vita con una nuova consapevolezza, diventando un vero e proprio dono.
Quadro raffigurato: L’incantatore di serpenti di Jean-Léon Gérôme, 1879