Esiste una domanda semplice che in realtà, quando l’ascolti bene, spacca in due l’anima: tu vuoi guarire? Non ti sto chiedendo se vuoi solo stare meglio, se vuoi che il dolore passi o se vuoi dimenticare in fretta. Ti sto chiedendo se dentro di te esiste, anche solo come un sussurro, il desiderio profondo di guarire. Perché è da lì che parte tutto. Il desiderio è il ponte tra dove sei adesso e dove potresti essere. Tra chi sei stato nel dolore e chi potresti diventare nella verità. È l’unica cosa che ci mette in movimento. Non la tecnica, non la teoria, non la forza di volontà. Il primo vero passo è il desiderio autentico.
Mi capita spesso di farlo costruire anche ai miei figli, quando sono bloccati o confusi, con un esercizio di arteterapia che è semplice ma potentissimo: disegna il tuo presente, poi costruisci un ponte e oltre quel ponte disegna il tuo futuro. Non serve essere artisti. Non serve avere idee chiare. Basta sedersi, prendere i colori e lasciare che qualcosa emerga. Quello che esce da quel foglio è spesso sorprendente.
A volte il presente è grigio, pieno, confuso. Ma poi c’è quel ponte: stretto, largo, sghembo, colorato, a volte pieno di ostacoli. E poi il futuro, che non è mai perfetto, ma è possibile. E disegnarlo è già un atto di guarigione. Perché se riesci a immaginare un futuro, stai già creando un passaggio. E quel movimento – anche solo sulla carta – smuove qualcosa dentro.
Ed è qui che torna una parola chiave: l’emozione. La parola emozione viene dal latino e-moveo, che significa “muovere fuori”, “smuovere”. Le emozioni sono energia in movimento. E guarire è proprio questo: cominciare a muoversi dentro per poi spostarsi all’esterno. Non restare fermi, non congelarsi nel dolore, ma lasciarsi attraversare, passo dopo passo.
Ma attenzione: guarire, alla fine, non è sistemare i sintomi o diventare “normali”. È tornare al centro: quel luogo profondo dentro di te dove non hai bisogno di fingere, di controllare o di capire tutto. È lo spazio dove puoi semplicemente essere, pieno di verità.
Spesso diciamo “voglio guarire”, ma in realtà vogliamo solo non soffrire più. Ed è comprensibile. Tuttavia, la vera guarigione non arriva quando smettiamo di sentire. Arriva quando iniziamo a sentire davvero, senza scappare. Il dolore non è lì per ferirti, ma per guidarti. Ti indica dove hai perso il contatto con te stesso. Ti dice: guarda qui, torna qui! Anche solo questo pensiero è già un inizio, perché il desiderio di guarire è già guarigione in potenza. Vuol dire che hai smesso di aspettare che qualcosa da fuori ti aggiusti.
Quindi sì, ti rifaccio la domanda, con dolcezza ma senza filtri: tu vuoi guarire? Perché se la risposta è sì, anche solo pensata in silenzio, allora il ponte c’è già. È dentro di te. E da lì, tutto può ri-cominciare.
Quadro raffigurato: Il ponte giapponese di Claude Monet, 1899