Ti abbiamo chiamata Ginger per la tua dolcezza infinita, quasi speziata. Avevi quel modo unico di entrare nel cuore: silenziosa, ma presente. Come il sapore dello zenzero, forte ma delicato, capace di riscaldare e curare. Il tuo sguardo profondo, il tuo pelo dorato, il tuo carattere gentile ma deciso, tutto in te aveva qualcosa di raro. Ginger eri dolce, sì, ma mai banale. Sapevi di qualcosa che resta, che lascia il segno. E lo ha lasciato, eccome.
Quel giorno, sei stata tu a scegliere noi. In mezzo a tanti, sei venuta dritta verso di me, con quella tua sicurezza silenziosa e quello sguardo che parlava già d’amore. Non ti abbiamo scelta noi: sei stata tu a trovarci. E da allora non ci siamo più lasciate. Ti ho amata come una figlia. Eri parte della mia anima, della mia carne, della mia storia. Non eri solo il mio cane: eri la mia creatura, la mia complice, la mia consolazione.
Sono passati solo pochi giorni dalla tua partenza per il cielo, ma dentro di me sembra siano passate ere. La casa è silenziosa, ma piena di te. Ogni angolo ti nomina, ogni gesto involontario ti chiama. Dopo quindici anni e mezzo, come si fa a non sentirti ancora?
Non sei stata solo un cane, ma una presenza viva, buona, costante, silenziosamente amorevole. Hai vissuto con me tutto: le gioie, i dolori, le cadute, le rinascite. Eri lì, sempre, anche quando nessun altro capiva. E il dolore che provo oggi nasce anche da questo: sentirmi a volte non abbastanza. Non all’altezza della tua bontà. Perché tu mi hai amata incondizionatamente, anche nei momenti in cui io faticavo ad amare me stessa. E io non so se sono riuscita a ricambiare davvero tutta quella luce che mi hai dato.
Quindici anni e mezzo non sono solo “tanto tempo”. Sono una parte enorme della mia vita. La più vera. La più piena. E adesso, anche se non ci sei più, continui ad esserci. Ti sento ancora. Sento le tue zampette di notte, il tuo passo leggero per la casa. Sento i tuoi graffi sul viso, come quando da cucciola mi cercavi vicino al cuscino. Sento il rumore delle borse che fai cadere per giocare, per farmi capire che ci sei ancora e che vuoi attenzioni. E a volte, ti vedo ancora accucciata, al tuo solito posto. Quasi ci inciampo, poi ricordo. Mi prendono per matta, lo so, perché parlo ancora con te. Perché ti racconto le mie giornate, i miei pensieri, i miei silenzi. Ma io non riesco a smettere, perché per me tu non te ne sei mai davvero andata.
E sai qual è la cosa più strana? Ancora oggi, quando sono fuori, mi viene da pensare: “Devo tornare a casa, c’è Ginger che mi aspetta. Devo darle da mangiare, devo coccolarla.” Poi il pensiero si spezza, e si trasforma in mancanza. In quel tipo di vuoto che solo chi ha davvero amato può conoscere. Ma nonostante il dolore, ti ringrazio: per ogni istante, per ogni giorno in cui hai scelto di amarmi, per ogni momento in cui mi hai salvata, semplicemente esistendo.
So che sei ancora viva, Ginger. Non qui, non dove ti posso toccare, ma dove conta davvero. Ora stai bene, non c’è più dolore, non c’è più stanchezza. Ora fai quello che dovrebbe fare ogni cane felice: corri leggera, libera, con spensieratezza. E io credo che quella sia davvero la cosa più vicina al cielo.
Grazie per l’ultimo regalo, Ginger. Quel puntino verde. So che sei tu, in una nuova forma. Io resto qui, con te nel cuore, mentre continuerò a parlarti. Perché il nostro legame non finisce con l’ultimo respiro. Tu sarai la mia Ginger per sempre.
Ginger: 15 febbraio 2009 – 31 maggio 2025