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DOVE LE PAROLE NON ARRIVANO

Ci sono momenti in cui la vita ci sorprende con piccoli attimi di pura magia, come quando una melodia riesce a trasportarci indietro nel tempo, facendoci rivivere emozioni che credevamo ormai sopite. È successo proprio ora. Mio marito stava ascoltando la colonna sonora di Mission, capolavoro senza tempo di Ennio Morricone, e improvvisamente il ricordo di mio padre è arrivato come un fulmine, intenso e travolgente.

Papà amava quel genere di film, ma soprattutto adorava la musica di Morricone. Ricordo ancora quando sedeva alla tastiera, con un’incredibile luce negli occhi, e provava a riprodurre quelle melodie così uniche, con una passione che sembrava appartenere a un’altra epoca. Ogni nota era un viaggio per lui, e io, affascinata, provavo a suonare insieme a lui, anche se spesso mi perdevo tra quelle armonie complesse e meravigliose. È incredibile come la musica abbia questo potere straordinario: non ha forma, non ha peso, eppure riesce a occupare tutto lo spazio del nostro cuore. È intangibile, quasi come un sogno. Esiste solo nel momento in cui viene eseguita, e poi si dissolve nell’aria, lasciando però un’impronta indelebile nella mente di chi l’ha ascoltata.

A differenza della poesia, che si affida alla forza delle parole per trasmettere significati precisi, la musica è aperta a infinite interpretazioni.

Un compositore può scrivere una sinfonia ispirata al caos di una battaglia. Le note, per lui, rappresentano il fragore delle armi, il tumulto delle emozioni e la drammaticità degli eventi. Ma per un ascoltatore, quelle stesse note possono evocare una frenetica danza tribale, un inno gioioso alla vita o persino un momento di profonda introspezione. È questo il mistero della musica: la sua capacità di essere mille cose diverse al tempo stesso, senza mai perdere la propria essenza. È un linguaggio che non impone, ma suggerisce, che non racconta, ma evoca.

La musica di Ennio Morricone, in questo caso, mi ha regalato un viaggio nel passato, un momento di connessione con mio padre, un’occasione per riflettere su quanto sia preziosa quella dimensione invisibile che ci lega gli uni agli altri.

E allora, sì, forse sono davvero la persona più romantica del mondo. Ma non perché sogno a occhi aperti o coltivo illusioni. Lo sono perché credo ancora che ci siano cose che non possiamo spiegare, ma solo sentire. Come la musica. Come l’amore. Come quei ricordi che, anche solo per un attimo, ci fanno sentire vivi come non mai.

Morricone, poi, non si è mai limitato a comporre musica per piacere o intrattenimento; il suo obiettivo era più profondo, quasi filosofico. Credeva che la musica dovesse educare, elevare e, soprattutto, unire. In questo mondo frammentato e caotico, la sua arte rappresenta un rifugio, un luogo dove l’ascoltatore può trovare pace e significato.

La sua musica è una testimonianza eterna del potere curativo dell’arte, un invito a lasciarci trasportare e a scoprire la bellezza della vita attraverso le note.

E forse è proprio questo il motivo per cui le sue opere continueranno a risuonare nei cuori di generazioni future: perché ci ricordano che, in fondo, siamo tutti legati da una melodia universale che ci unisce e ci cura.

Quadro raffigurato: Ritratto di un cane musicale straordinario Philip Reinagle , 1805