Esiste una domanda semplice che in realtà, quando l’ascolti bene, spacca in due l’anima: tu vuoi guarire? Non ti sto chiedendo se vuoi solo stare meglio, se vuoi che il dolore passi o se vuoi dimenticare in fretta. Ti sto chiedendo se dentro di te esiste, anche solo come un sussurro, il desiderio profondo di guarire. Perché è da lì che parte tutto. Il desiderio è il ponte tra dove sei adesso e dove potresti essere. Tra chi sei stato nel dolore e chi potresti diventare nella verità. È l’unica cosa che ci mette in movimento. Non la tecnica, non la teoria, non la forza di volontà. Il primo vero passo è il desiderio autentico.
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PORTAMI ALLA FOLLIA

“Sii sempre con me, prendi qualsiasi forma, portami alla follia. Solo non lasciarmi in quest’abisso, nel quale non riesco a trovarti” – L’eterno tormento di Cime tempestose
Poche frasi nella letteratura hanno saputo racchiudere con così tanta intensità il dolore, la passione e la disperazione dell’amore come queste parole tratte da Cime tempestose di Emily Brontë. Questo romanzo, pubblicato nel 1847, è un’opera che ha saputo sfidare il tempo, mantenendo intatta la sua potenza emotiva e il suo fascino oscuro.
LA MALINCONIA È LA FELICITÀ DI SENTIRSI TRISTI

Il termine malinconia ha origini nel greco antico, derivando da melancholía, composto da mélas (nero) e cholē (bile). Nell’antica medicina greca, fondata sulla teoria dei quattro umori, si riteneva che uno squilibrio della bile nera fosse alla base di stati d’animo cupi e tristi. Filosofi e medici come Ippocrate e Galeno approfondirono questa concezione, collegando la malinconia a una condizione sia fisica che mentale.