Quante volte abbiamo visto Gesù rappresentato con le braccia aperte? Nella croce, nelle statue, nelle visioni. Sempre con quel gesto solenne, vulnerabile ed eterno. Eppure, raramente ci fermiamo a pensare davvero cosa voglia dire quel gesto. Perché Gesù non ha le braccia incrociate sul petto, come chi si protegge? Perché non è chiuso, trattenuto e difensivo? Perché l’amore vero non si protegge, si offre.
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TU SEI IL CAPITANO!

Nella vita, proprio come in mare aperto, il vento soffia. A volte ti prende alla sprovvista, altre ti accompagna dolcemente. Ci sono giorni in cui senti che tutto va nella direzione giusta, come se qualcuno avesse disegnato il percorso per te. E poi ci sono quei momenti in cui sembra che il vento venga da tutte le parti, o peggio, che non ci sia per niente. Ti senti fermo, bloccato, in balia delle onde.
ASSENZA COME ACUTA PRESENZA

Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista (Luca 24, 13-35). Questo passo evangelico rappresenta uno dei momenti più intensi e profondi del Nuovo Testamento, un intreccio di fede, rivelazione e mistero che ha ispirato generazioni. È un episodio capace di catturare l’immaginazione non solo dei credenti, ma anche di artisti, scrittori e pensatori, spingendoli a riflettere sul rapporto tra il visibile e l’invisibile, tra la presenza e l’assenza.
LO SGUARDO DALL’ALTO

La crocifissione di Cristo è, senza dubbio, uno dei temi più iconici e significativi della storia dell’arte, affrontato da innumerevoli pittori attraverso i secoli. Questo evento centrale della cristianità ha ispirato opere di straordinaria bellezza e profondità, in grado di trasmettere emozioni universali e riflessioni spirituali.