La scorsa notte ho fatto un sogno che non posso più dimenticare: guardavo un quadro che avevo dipinto io. Gesù crocifisso, il suo volto, il suo corpo sulla croce, dipinto con le mie mani, con il mio cuore. E da quel quadro, Gesù ha preso vita. Mi ha parlato. Con voce chiara, dolce ma profonda, mi ha detto parole che hanno attraversato tutto il mio essere: “Tornerò. Nascerò ad aprile, in Irlanda. Non avrò a che fare con i lebbrosi. Parlerò inglese. Non avrò labbra da baciare, né occhi da guardare. I tuoi occhi saranno le mie gambe.”
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L’ARTE DI LASCIAR ANDARE

Ci sono momenti in cui lo spirito, pur vestito di compostezza e misura, è in realtà tenuto in ostaggio da un desiderio mai sazio di previsione, di sicurezza, di dominio. È il culto sottile del controllo — non quello saggio che protegge, ma quello compulsivo che imprigiona. Tendiamo l’arco dell’intelligenza per anticipare l’incertezza. Affiniamo lo sguardo per non farci sorprendere dalla vita.
NON MIA. CON ME.

Non si perde mai una persona. Al massimo, si cambia il modo di averla.
Siamo abituati a dire: “L’ho perso”, “L’ho persa”. Lo diciamo quasi con la stessa naturalezza con cui diremmo “ho perso il portafoglio”, “le chiavi”, “il treno”. Ma è davvero la stessa cosa? Cosa si perde, davvero, quando una persona se ne va? La sua voce? La presenza fisica? Le abitudini condivise, gli sguardi familiari, le parole che sapevamo a memoria?
LA PERFEZIONE DEL DUE

Il cuore umano è qualcosa di straordinario, non solo perché ci tiene in vita, ma anche per quello che ci insegna ogni volta che fa rumore. Ogni battito del cuore è fatto di due movimenti: la sistole, quando il cuore si stringe per spingere il sangue, e la diastole, quando si rilassa per riempirsi di nuovo. Questo ciclo di due momenti si ripete continuamente, mantenendo il nostro corpo vivo e in movimento.
Il cuore, quindi, batte due volte e in questo battito doppio possiamo trovare una lezione importante: il numero due è la via dell’amore, della vita, di tutto ciò che ci lega agli altri.
IO SONO CON TE, MA NON SONO TE

Quante volte, con le migliori intenzioni, cerchiamo di aiutare qualcuno a cui teniamo? Diamo consigli, offriamo soluzioni o suggeriamo strade pensando di fare del bene. Tuttavia la verità, a volte difficile da accettare, è che non sempre il nostro aiuto arriva come pensavamo. Anzi, può sembrare invadente, sordo, inutile. Succede spesso tra genitori e figli, ma anche tra amici, colleghi, partner.