Quante volte abbiamo visto Gesù rappresentato con le braccia aperte? Nella croce, nelle statue, nelle visioni. Sempre con quel gesto solenne, vulnerabile ed eterno. Eppure, raramente ci fermiamo a pensare davvero cosa voglia dire quel gesto. Perché Gesù non ha le braccia incrociate sul petto, come chi si protegge? Perché non è chiuso, trattenuto e difensivo? Perché l’amore vero non si protegge, si offre.
Category: Alba
AMORE CHE GUARISCE

C’è un punto dentro di noi che custodisce la nostra capacità di amare, di connetterci, di sentire, di fidarci. È il chakra del cuore, quel centro energetico che vive nel petto e che tanto ha a che fare con il nostro benessere, non solo emotivo ma anche fisico. È incredibile quante cose possano cambiare nel nostro corpo quando questo centro smette di funzionare o non è in equilibrio. Quando il chakra del cuore si chiude qualcosa dentro di noi si spezza o si disperde. E non è solo una sensazione: è qualcosa che il nostro corpo sente, manifesta e a volte grida.
TU SEI IL CAPITANO!

Nella vita, proprio come in mare aperto, il vento soffia. A volte ti prende alla sprovvista, altre ti accompagna dolcemente. Ci sono giorni in cui senti che tutto va nella direzione giusta, come se qualcuno avesse disegnato il percorso per te. E poi ci sono quei momenti in cui sembra che il vento venga da tutte le parti, o peggio, che non ci sia per niente. Ti senti fermo, bloccato, in balia delle onde.
AGGIORNAMENTI SULL’ODIO

L’odio è un’emozione intensa e profonda, in grado di influenzare negativamente il nostro equilibrio mentale, fisico e spirituale. Se lasciato crescere, può trasformarsi in un peso soffocante, limitando la nostra capacità di vivere in armonia e serenità. Che si tratti di rancore verso noi stessi, rabbia verso gli altri o risentimento per eventi passati, l’odio può innescare una spirale difficile da interrompere.
QUANDO LA VITA TI DÀ MANDARINI

Recentemente ho avuto l’opportunità di mantenere una promessa fatta a mia cugina: guardare e recensire la serie Netflix coreana Quando la vita ti dà mandarini. Sin da subito, l’idea mi ha incuriosita, complice il mio amore per il cinema coreano e per registi del calibro di Park Chan-wook o Bong Joon-ho. Quello che non mi aspettavo, però, era di trovarmi di fronte a un’opera in grado di mescolare con estrema maestria tradizione, introspezione e bellezza narrativa.