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AMORE CHE GUARISCE

C’è un punto dentro di noi che custodisce la nostra capacità di amare, di connetterci, di sentire, di fidarci.
È il chakra del cuore, quel centro energetico che vive nel petto e che tanto ha a che fare con il nostro benessere, non solo emotivo ma anche fisico. È incredibile quante cose possano cambiare nel nostro corpo quando questo centro smette di funzionare o non è in equilibrio. Quando il chakra del cuore si chiude qualcosa dentro di noi si spezza o si disperde. E non è solo una sensazione: è qualcosa che il nostro corpo sente, manifesta e a volte grida.

Uno dei primi a risentirne è il cuore fisico stesso. Quando viviamo nella chiusura, nella paura, nel trattenere emozioni, il battito può accelerarsi, diventare irregolare, oppure affaticarsi. Possono emergere tachicardie, palpitazioni, pressione alta o troppo bassa, oppure una costante sensazione di peso sul petto. Il cuore è strettamente collegato al chakra che porta il suo nome: se non fluisce amore, si irrigidisce anche lui. Accanto al cuore, ci sono i polmoni. Anche loro rispondono a ciò che sentiamo. Se tratteniamo emozioni, il respiro si fa corto, superficiale, quasi trattenuto. La capacità polmonare si riduce e si può avvertire un senso di oppressione o mancanza d’aria. A volte si manifestano anche sintomi respiratori come asma o broncospasmi che sembrano partire più da un dolore emotivo che da una causa organica. Il diaframma si contrae. Il petto diventa una gabbia chiusa. Le emozioni si incastrano alla bocca dello stomaco e nella gola. Il timo, ghiandola che risponde alle emozioni, se vive costantemente in difesa o si preoccupa eccessivamente, si ritira. Il sistema immunitario si abbassa. Il nervo vago si squilibra e insieme a lui anche il sistema nervoso autonomo, che regola il nostro battito, il nostro respiro, la nostra digestione e la nostra capacità di affrontare lo stress.

E non finisce qui. Perché il cuore non è solo un punto isolato: è un centro di passaggio, un ponte. L’energia, nel corpo, fluisce dal basso verso l’alto. Se i chakra inferiori – quelli legati alle radici, alla stabilità, al desiderio, all’autostima – sono bloccati, allora l’energia non riesce nemmeno ad arrivare al cuore. È come se il fiume si seccasse prima di raggiungere la sua sorgente d’amore. E così restiamo chiusi, scollegati, sospesi, con le braccia incrociate sul petto. Né pienamente radicati nella materia, né capaci di connetterci davvero all’altro e a noi stessi.

Tutti questi segnali ci ricordano che il cuore non è solo un organo. È un campo. È vita. È dialogo tra ciò che siamo e ciò che sentiamo. Tuttavia, possiamo prendercene cura. Possiamo imparare, piano piano, a riportarlo in equilibrio. E in questo viaggio di riconnessione, ci sono piccoli alleati che la terra ci dona con semplicità, ma con una saggezza antica: i cristalli.

Uno di questi, ottimo alleato del chakra del cuore, è il quarzo rosa: la pietra dell’amore incondizionato, della dolcezza, del perdono. Il quarzo rosa non spinge, non forza, ma apre con gentilezza. È perfetto per chi ha vissuto ferite, per chi si difende troppo, per chi sente di non riuscire ad amare se non a costo di perdersi. Tenerlo sul petto, portarlo con sé o dormirci vicino, è come mandare un messaggio al cuore: “Puoi rilassarti. Sei al sicuro.” E accanto a lui, l’avventurina verde: più legata alla guarigione vera e propria, alla stabilità, alla forza morbida di chi sa restare aperto senza perdere sé stesso. L’avventurina calma, rasserena, rafforza. Aiuta chi è troppo esposto emotivamente a ritrovare il proprio centro, senza per questo chiudersi al mondo.

Usare questi cristalli è un gesto d’amore verso sé stessi. Non fanno magie, ma ci ricordano che dentro di noi, ogni giorno, c’è la possibilità di scegliere di guarire, di sentire e di tornare in connessione.

E quando il cuore torna ad aprirsi con equilibrio, il corpo lo sente, respira meglio, circola meglio e si difende meglio. E la vita ricomincia a scorrere.

Quadro raffigurato: Amore e dolore Vampiro di Edvard Munch, 1895