Cara Isabella,
so quanto ami danzare. Ti guardo muoverti leggera, con quel fuoco negli occhi e la dedizione che solo chi ama profondamente ciò che fa riesce a portare in sala ogni giorno. È un mondo meraviglioso quello della danza, ma anche duro, competitivo, a volte spietato. E oggi voglio parlarti proprio di questo: della rivalità, soprattutto quella che può nascere tra donne.
La rivalità non è sempre qualcosa di negativo, anzi. A volte è proprio grazie alla presenza di un’amica talentuosa accanto a te che trovi la forza di migliorarti. Osservi come sostiene una variazione, come regge il palco, come affronta un errore. E lei fa lo stesso con te. Vi spingete a dare il meglio, vi aiutate, vi ispirate. Questo è il lato bello della competizione: quello che nasce dal rispetto, dalla stima, dall’amore comune per la danza.
Tuttavia, ci sono momenti in cui la rivalità smette di essere sana. Può succedere che una delle due inizi a sentirsi insicura, minacciata, magari perché l’altra ottiene più ruoli, più attenzioni, più applausi. E allora quella che era un’amica diventa una “rivale”, non nel senso buono. Iniziano i silenzi, i giudizi, forse addirittura i piccoli sabotaggi. E il palco, da sogno condiviso, diventa un campo di battaglia.
Nel mondo dell’arte, del lavoro e della vita in generale, soprattutto tra le donne, è diffusa l’idea che il successo sia una risorsa limitata, ma questa convinzione è profondamente sbagliata. La narrazione secondo cui “non c’è spazio per tutte” o che “solo una può essere la migliore” alimenta competizioni inutili e dannose. In realtà, il successo di una persona non diminuisce le opportunità per un’altra, così come il talento non è una torta da spartire, ma una qualità che può prosperare e moltiplicarsi quando è accompagnata da rispetto e collaborazione. Cambiare questa prospettiva significa aprire le porte a un futuro più solidale e inclusivo.
Hai presente Il Cigno Nero? Quel film che abbiamo visto insieme, intenso e a tratti inquietante. Nina è così ossessionata dalla perfezione e dal ruolo da protagonista che comincia a vedere Lily, la nuova arrivata, come una minaccia. La loro rivalità si trasforma in un incubo interiore, fatto di insicurezze, paura e confusione. Ma tutto parte da dentro Nina. È la sua fragilità a portarla a distruggere — prima sé stessa, poi il legame con l’altra ballerina.
È un esempio estremo, certo, ma dice molto su cosa può accadere quando lasciamo che sia la paura a prendere il sopravvento.
Al contrario, pensa a Ballerina verde di Degas. Quel quadro ti piace tanto. In mezzo a un gruppo di ballerine dai toni tenui, alcune spiccano in verde. Non cercano di uniformarsi, non competono, semplicemente esistono, distinte, eppure in armonia. Ogni ballerina occupa il proprio spazio, senza invadere quello altrui, contribuendo a un insieme che è più della somma delle sue parti. Non c’è rivalità, ma una danza silenziosa di colori e forme, dove ogni dettaglio sembra sussurrare l’importanza di essere sè stessi, in equilibrio con il mondo circostante
Ecco, forse dovremmo imparare più da loro che da Nina a riconoscere la luce negli altri senza spegnere la nostra.
Voglio che tu sappia questo: nella vita — e nella danza — incontrerai tante compagne, alcune diventeranno amiche, altre no. Alcune ti stimoleranno, altre cercheranno di ostacolarti. Tuttavia, tu ricorda sempre chi sei. Non lasciare che l’invidia di qualcun altro ti spinga a dubitare di te. E non lasciare che le tue insicurezze feriscano chi ti vuole bene. L’amicizia, quella vera, è una risorsa preziosa. È il luogo sicuro dove puoi essere te stessa, dove puoi cadere e trovare una mano che ti rialza. Coltivala. Difendila. E se un giorno ti troverai a danzare accanto a un’amica che brilla, applaudi con il cuore. Non farti corrompere da chi ti toglie. Rimani accanto a chi ti dà.
Con amore,
Mamma
Quadro raffigurato: Ballerina verde di Edgar Degas, 1877-1879