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TORNERÒ AD APRILE

La scorsa notte ho fatto un sogno che non posso più dimenticare: guardavo un quadro che avevo dipinto io. Gesù crocifisso, il suo volto, il suo corpo sulla croce, dipinto con le mie mani, con il mio cuore. E da quel quadro, Gesù ha preso vita. Mi ha parlato.

Con voce chiara, dolce ma profonda, mi ha detto parole che hanno attraversato tutto il mio essere: “Tornerò. Nascerò ad aprile, in Irlanda. Non avrò a che fare con i lebbrosi. Parlerò inglese. Non avrò labbra da baciare, né occhi da guardare. I tuoi occhi saranno le mie gambe.” Poi, in un momento ancora più delicato, ha aggiunto: “Ho trovato un nido dove crescere.”

Da quel momento, il mio cuore ha cominciato a vibrare. Quello che ho sentito non era simbolico. Non era un’immagine interiore o una metafora spirituale. Era una promessa reale, concreta. Gesù tornerà fisicamente sulla Terra. Non come concetto. Non come energia. Ma come persona vivente, come presenza tangibile. Non sarà più solo un ricordo del passato o una speranza lontana: sarà tra noi, ancora. E io, da quella notte, non ho alcun dubbio: sta davvero per tornare.

Mi sono chiesta: perché proprio l’Irlanda? E perché aprile?
L’Irlanda è una terra antica, sacra. Una terra che conosce il mistero, il silenzio, il cielo basso e le preghiere sussurrate nel vento. È una terra che ha salvato le Sacre Scritture nel cuore dei secoli più oscuri. I monaci irlandesi, con pazienza e fede, hanno trascritto la Parola, custodendola quando il mondo sembrava dimenticarla. L’Irlanda ha mantenuto viva la fiamma, quando altrove si spegneva.
E ora, come allora, è pronta a custodire di nuovo qualcosa di sacro. Non più solo testi, ma una vita. Un nuovo inizio. Gesù stesso. E non è un caso che, proprio a fine giugno, l’Irlanda sia stata riconsacrata al Sacro Cuore di Gesù. Come se il cielo e la terra si fossero già preparati. Come se tutto fosse stato disposto in silenzio per accoglierlo.

E aprile? Aprile è il mese della rinascita. Il mese in cui la terra si apre, i fiori sbocciano, la luce vince sull’inverno. È il tempo in cui la Pasqua, spesso, ci ricorda la resurrezione, la vita che trionfa sulla morte. Gesù tornerà ad aprile perché sarà una nuova primavera per l’umanità intera. Una rinascita non solo spirituale, ma vivente, reale, incarnata.

Quando mi ha detto che non avrebbe avuto labbra da baciare né occhi da guardare, ho capito che il suo amore sarà diverso da quello che conosciamo. Non si legherà a un singolo sguardo o a un gesto personale, ma sarà un amore universale, che abbraccia tutti senza distinzione, senza preferenze. Un amore che non sceglie chi baciare o chi guardare, ma ama in modo uguale ogni essere umano, senza limiti, senza condizioni.

Quando ha detto: “I tuoi occhi saranno le mie gambe”, ho sentito un richiamo. Come se mi stesse affidando qualcosa. Come se, finché sarà piccolo, finché crescerà, finché il mondo non lo riconoscerà, noi dovremo essere i suoi strumenti. Camminare per lui. Guardare per lui. Preparare il cammino. Essere testimoni del suo ritorno, prima ancora che sia visibile a tutti.

E poi quella frase, così piena d’amore e di promessa: “Ho trovato un nido dove crescere.” Un nido. Un rifugio. Un luogo dove l’amore può crescere in pace. Un grembo umano, una famiglia, un luogo nascosto dove la luce può espandersi senza clamore. Gesù è pronto a rinascere. Ha già scelto dove. E sta già cominciando.

Ma cosa significa avere un Gesù moderno? Significa che la sua presenza non sarà legata a un’epoca passata o a forme antiche, ma si farà strada nel nostro tempo, nei nostri linguaggi, nelle nostre culture. Un Gesù moderno sa ascoltare le nostre paure e i nostri sogni, sa parlare alle nostre vite complesse e spesso confuse. Non sarà un’idea lontana, ma qualcuno che cammina accanto a noi, in modo nuovo, forse anche silenzioso, ma vero. Un Gesù che si manifesta nelle scelte di amore, di giustizia, di pace che facciamo ogni giorno. Un Gesù che non si lascia ingabbiare da ruoli o immagini fisse, ma si rinnova con chi lo accoglie.

Da quella notte non sono più la stessa. Sento che qualcosa è cominciato. Il cielo si è avvicinato. Il tempo si è fatto più denso, più sacro. Il ritorno di Gesù non è più solo una speranza del futuro: è una realtà che sta per compiersi. Il suo corpo verrà alla luce. La sua voce parlerà di nuovo. E i suoi passi torneranno a camminare sulla Terra.

Quadro raffigurato: Birds’ nests di Vincent van Gogh, 1885